I guest blogger vengono messi sotto la lente di ingrandimento per un valutazione intransigente dell’utilità della loro attività in fatto di posizionamento e link building.
Laddove Matt Cutts ha sottolineato la cattiva influenza dei guest blogging, fatto senza una giusta strategia e senza le giuste interrelazioni che intercorrono tra le attività di posizionamento e i contenuti presentati, il mondo dei tecnici sta rivalutando questa attività per ripristinarne solo i valori positivi.
La pratica del guest blogging consiste nel postare contenuti in altri portali e ottenere, di conseguenza, link di ritorno, si tratta di una pratica molto attiva nella “vecchia” Seo, ma che oggi sta subendo una forte ricalibrazione, ai fini di un posizionamento positivo sui motori di ricerca, in particolare su Google.
L’aumento dei backlink è sempre fondamentale, ma lo squilibrio tra link uscenti ed entranti, tra contestualizzazione e decontestualizzazione, potrebbe essere il motivo di un cattivo posizionamento.
Il capo della squadra Anti-Spam di Google dice “se stai usando il guest blogging come un modo per ottenere link nel 2014, probabilmente dovresti smetterla. Perché? Perché col tempo questa pratica è diventata spam e se fai molto guest blogging allora significa che sei in cattiva compagnia”.
Un’affermazione che fa tremare il mondo del web! Un’ammonizione che permette di soffermarsi sul lavoro svolto e su come procedere.
Il guest blogging resta comunque un modo per ottenere visibilità e raggiungere molti più utenti, incentiva la creazione di un brand e finalizza la maggior parte dei suoi obiettivi all’incremento della community, motivazioni che sono per Google principali, in nome di una giusta profilazione degli utenti ai quali fornire un servizio ad hoc.
Il guest blogging può essere una buona pratica se fatta con contenuti interessanti e senza eccedere, ma soprattutto che si devono inserire in contesto di community ben strutturata.